Bacco e Mida

Bacco e Mida 

L’episodio inizia in Frigia con il ritrovamento di Sileno, precettore del dio Bacco, da parte di alcuni pastori: egli si è distaccato dal seguito del dio e vaga ubriaco senza meta, così i pastori lo conducono presso il loro re, Mida. Questi, contento del ritrovamento, indice in onore del mentore dei festeggiamenti che durano dieci giorni e dieci notti, dopodiché lo riporta dal dio che per ricompensarlo dell’ospitalità riservata a Sileno gli offre la possibilità di esprimere un desiderio. Mida stoltamente chiede e riceve in dono il potere di trasformare in oro tutto ciò che tocca “Fa' che tutto quello che tocco col mio corpo si converta in oro fulvo”, ma se ne pente ben presto: il dono si rivela infatti una punizione. Da quel momento comincia la sua pena: come desiderato qualsiasi cosa tocchi diventa veramente oro, ma la stessa sorte spetta anche a cibi e bevande,  si è condannato così alla fame e alla morte certa. Rendendosi conto dell’errore commesso, disperato, supplica il dio di liberarlo; Bacco, impietosito, gli ordina di risalire sino alla sorgente il fiume Pattolo, che scorre vicino la città di Sardi, e di immergere il capo in modo da lavare “insieme al corpo la colpa”. Da allora le acque del fiume per questo motivo sono dorate. 

 

Bibliografia:

Cieri Via C., L’arte delle Metamorfosi, decorazioni mitologiche nel Cinquecento, Lithos, Roma 2003, pp. 299-301

Güthmuller B., Mito, Poesia, Arte. Saggi sulla tradizione ovidiana nel Rinascimento, Roma 1997

Panofsky E., Et in Arcadia Ego: Poussin e la tradizione elegiaca, in Il significato delle arti visive, Einaudi, Torino 1962, pp. 294-295

Pierguidi S., Nicolas Poussin e il tema del Re Mida al fiume Pattolo, in “Schede umanistiche”, Cooperativa libraria universitaria editrice Bologna, nuova serie, anno XVII, 2003/1, pp. 117-130

Saxl F., La storia delle immagini, Editori Laterza, Bari 1990, cap. VII, pp. 163-173